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Acquacoltura in Costa d'Argento

2019-11-26 14:30

Admin

Territorio, acquacoltura, Argentario, Domizi Enobarbi, Porto Santo Stefano, Santa Liberata, Isola del Giglio, Isola di Giannutri,

Acquacoltura in Costa d'Argento

L’Acquacoltura romana

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L’attività di acquacoltura al tempo dei romani in Costa d’Argento
La più importante e potente famiglia che si stabilì nei territori dell’Etruria Marittima fu sicuramente quella dei Domizi Enobarbi. In queste zone stanziarono le loro ville e le attività connesse come, la più importante, quella dell’acquacoltura. Numerose testimonianze di questa pratica sono state portate alla luce da campagne di scavi archeologici presso la valle dell’Albegna, la costa dell’Argentario e le isole di Giglio e Giannutri.
Incitaria Portus
L’incitaria portus è il nome latino della zona oggi riconducibile all’attuale Porto Santo Stefano. Nell’epoca romana, la costa nord dell’Argentario, era proprietà della famiglia dei Domizi Enobarbi che presso Santa Liberata e Colle dei Muracci costruirono grandi ville con annessi approdi per il traffico marittimo, ed impianti per la lavorazione del pesce. Sul litorale dell’attuale zona del Valle era infatti attivo un impianto, la cetaria, per la lavorazione del pesce, specialmente del tonno che veniva manipolato e sottoposto alla salatura. Una zona questa che risultò indubbiamente strategica per la presenza della vicina salina e di una fornace per la produzione di anfore commerciali ad Albinia. 
Villa romana di Giannutri
In una delle più caratteristiche isole dell’arcipelago toscano, la famiglia dei Domizi Enobarbi, decise di costruire la sua più lussuosa villa marittima, risalente al periodo compreso tra la fine del I° e il II° secolo d.C. La villa sorgeva al centro dell’isola di Giannutri, presso il litorale di Punta Scaletta, mentre l’approdo, tutt’oggi visibile, era collocato nella meravigliosa e strategica Cala Maestra. Proprio presso questa cala, nella parte retrostante la spiaggia, sono stati rinvenuti i resti di una darsena, un criptoportico, dei magazzini, un grande argano per il carico e lo scarico delle merci, impianti per la pescicoltura come una cetaria per l’allevamento e la lavorazione del pesce.
Villa del Saraceno
I Domizi Enobarbi, già proprietari delle ville di Santa Liberata e di Giannutri, si insediarono con una suntuosissima villa, anche all’Isola del Giglio. A Giglio Porto nei pressi della piccola Cala del Saraceno, sorgeva la villa caratterizzata da grandiosi portici e terrazze. Ai suoi piedi sono ancora visibili i muri perimetrali di una peschiera, utilizzata per l’allevamento del pesce, che secondo la moda del tempo fu accessorio indispensabile per qualsiasi villa marittima dei ricchi romani. La cetaria del Giglio risulta essere l’imitazione in scala ridotta dei vivai dei Domizi a santa liberata. Lo stesso stile della stessa epoca e forse anche dello stesso artefice.

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